“Earth Made”
Guido Gambone – Franco Meneguzzo – Fausto Melotti – Andrea Parini – Nanni Valentini – Luigi Zortea
Ceramiche Italiane realizzate dal 1940 al 1960
La distinzione tra arte e arti decorative è sempre stato un dibattito aperto che ha acceso gli animi degli appassionati. Entrando nella materia della discussione la parola ceramica, considerata come fragile e di uso comune, in virtù di questa sua accezione, contribuisce psicologicamente ad ampliare la distanza dalla parola Arte. In verità alla luce degli sviluppi dell’arte contemporanea questa limitazione viene del tutto annullata dall’uso disinvolto dei materiali da parte degli artisti per cui la ceramica viene usata come qualsiasi altro materiale. Quindi oggi è solo nella forma e nei contenuti, dalla presenza di un oggetto in un preciso tipo di mercato, che lo leggiamo e gli attribuiamo peculiarità artistiche. Detto ciò, superando questo atavico impasse, ci sono alcuni dati storici che dovremmo considerare nel passaggio della riproduzione della forma in serie, nella visione del designer, e la conseguente trasformazione del ceramista in produttore di opere uniche o multiple. I precedenti tentativi di produzione seriale, che portarono alla nascita dell’Italian design, tra la fine dell’ottocento e sino alla definitiva affermazione negli anni 60, erano stati introdotti da alcuni antesignani del design e si erano risolti in produzioni industriali di piccola serie, se non addirittura limitata a solo pochi pezzi tanto da risultare unici.
L’ Italia, nel secolo scorso, era disseminata da botteghe di abili artigiani, purtroppo scomparsi, che, intuendo la trasformazione industriale ed eredi di una perizia millenaria, incominciarono a sperimentare, con esiti più o meno felici, nuove forme e tecniche. In questa ricerca alcuni di essi reinterpretarono anche forme comuni o ancestrali sino ad arrivare alla creazione di opere che, riassumendo i dictat propri dell’arte, non dimenticavano le caratteristiche della materia utilizzata. In altro campo invece gli artisti proseguirno una ricerca , iniziata negli anni 20, sino ad arrivare ad una più allargata sperimentazione con la ceramica, che toccherà l’apice tra la metà degli anni 40 e la fine degli anni 50. Si possono citare quelli più noti come: Pablo Picasso, Juan Mirò, Lucio Fontana, Leoncillo Leonardi, Fausto Melotti, che hanno sperimentato con la ceramica producendo opere di altissimo livello. Alcuni di questi artisti si avvalevano di abili artigiani che, nelle loro botteghe, suggerivano l’utilizzo dei materiali più idonei alla creazione delle opere in un reciproco scambio di informazioni e discussioni che producevano una nuova visione della materia.
Mentre Fontana, negli anni 40, realizzava le sue maioliche barocche ad Albissola , Leoncillo Leonardi, in Umbria presso la fabbrica Rometti e nel suo studio romano, reinterpretava la forma ed i colori nella rilettura del suo barocco, che di lì a poco, da forme neocubiste sarebbero diventate informali. Alla fine degli anni trenta a Nove, vicino Bassano del Grappa, patria di ceramiche ben note e famosissime nel veneto settecentesco, Luigi Zortea, da abile e riservato artigiano quale era, si inspirava poeticamente alle forme di quella tradizione nella creazione di fantasiosi e surreali cespi fioriti di maiolica bianca che avrebbero affascinato Giò Ponti. Nello stesso luogo Andrea Parini, nato in Sicilia, produceva ceramiche lievemente policrome che, memori della sua origine, si traducevano in opere metafisiche e narrative. Nella discussione della forma e dello spazio Lucio Fontana, nei suoi incontri con amici, confrontava le sue idee con quelle di Nanni Valentini e Franco Meneguzzo, che sperimentavano nella loro ricerca forme semplici, da colori terracei e bruniti, attraverso una nuova interpretazione della materia, spesso graffiata e bucata per rivelarne la vera natura celata da poveri, ma raffinatissimi, smalti. Questi ultimi rivestivano le forme eleganti e le figure realizzate da Fausto Melotti che, in collaborazione di grandi architetti come Giò Ponti e Melchiorre Bega, tanto avrebbero dato alla creazione di ambienti rivestiti da policrome maioliche realizzate nel suo laboratorio. Infine Guido Gambone, originario campano trasferitosi a Firenze nel 1950, realizzerà nella sua carriera, maioliche dalle forme senza tempo, rivestite di uno smalto denso e poroso, sperimentando impasti di gres che daranno nuova vita alla materia tanto da portarlo ad essere uno dei ceramisti più premiato nei concorsi e riconosciuto internazionalmente. Questa scelta di nomi, legati agli oggetti della nostra collezione privata, non rappresentano un elenco esaustivo e privilegiato di coloro i quali portarono la ceramica ad essere considerata come espressione d’ Arte ma solo alcuni esempi di quella fertile attività di innovazione artistica che portò l’Italia ad essere ampiamente considerata internazionalmente come luogo di produzioni altamente qualitative.